Storia dell’annullo filatelico

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L’annullo filatelico, oggetto della marcofilia e della fiscalfilia per quanto riguarda le marche fiscali e le marche da bollo, ha una storia antica quanto gli stessi valori bollati che convalida. L’annullamento o annullo è infatti quel procedimento mediante il quale si appongono segni, timbri o impronte di vario tipo per impedire che questi vengano riutilizzati anche successivamente alla prima spedizione.L’annullo filatelico è uno dei più importanti elementi discriminanti per il valore di un francobollo, di solito molto più elevati per un esemplare ancora non annullato anche se ci sono eccezioni in senso opposto da non sottovalutare (ad esempio quando di un determinato tipo di valori sono circolati per pochissimo tempo prima di essere ritirati, e in presenza di un maggior numero di pezzi ancora non annullati). Gli annulli di francobolli solo per un breve tempo sono stati effettuati con lacerazione o perforazione; ben presto, infatti, ci si rese conto che l’inchiostro nero rappresentava un perfetto compromesso tra la necessità di essere leggibili senza deteriorare completamente il francobollo. Mentre i primi annulli non avevano ancora indicazioni che permettevano di individuare l’ufficio che li aveva apposti (cosiddetti annulli “muti”), in epoca successiva il numero dell’annullatore divenne parte integrante, negli annulli cosiddetti numerali. In seguito si aggiunsero anche la data di spedizione e il nome della località. Per qualche tempo fu in vigore il sistema della doppia bollatura, con un annullo numerale e del bollo a data, ma ben presto con le bollatrici meccaniche, all’inizio del ventesimo secolo, si cominciarono ad adoperare speciali apparecchi in grado di marchiare con linee ondulate o diritte affiancate solo dal bollo a data. Da ricordare infine gli annulli speciali, che ricordano particolari avvenimenti con opportune figurazioni e diciture; da segnalare anche i francobolli preannullati che venivano annullati già prima di essere apposti sulla corrispondenza.