Le agiografie di San Francesco

1922
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San Francesco, il patrono d’Italia, fu indubbiamente un santo di importanza fondamentale per tutto il Medioevo, e il suo ordine mendicante rivoluzionò profondamente la Chiesa dell’epoca. Il modo semplice e puro di Francesco di avvicinarsi agli umili, di praticare la povertà più estrema, ma anche di celebrare la più intima comunione con tutto l’universo creato da Dio (si pensi al Cantico dei cantici) lo resero un santo straordinariamente carismatico e destinato a plasmare l’immaginario religioso e popolare dei secoli successivi. A tutto questo si aggiungano i miracoli che costellano la sua esistenza terrena per comprendere quanto le agiografie su Francesco, subito dopo la sua morte, proliferarono in tutta Italia e non solo. Almeno tre sono i testi fondamentali tra le agiografie francescane. Una delle più tarde è lo Speculum perfectionis, conosciuto anche come Legenda antiquissima e di autore anonimo, scritta intorno al 1318; per molto tempo si credette che fosse stata l’opera di uno dei compagni del santo, frate Leone, ma in realtà è una rielaborazione di una fonte ancora più antica, la Legenda perusina (o Compilatio assisiensis), scritta in lingua latina e scoperta solo nel 1922. Ancora più importanti sono le altre due biografie di San Francesco; la prima, la Legenda Maior, venne scritta da San Bonaventura da Bagnoregio, il celebre Doctor Seraphicus che col suo «itinerario della mente verso Dio» fu uno dei più importanti teologi dell’ordine francescano. Alla Legenda Maior si ispirò anche Giotto per i suoi celebri affreschi nella basilica di Assisi. L’altra biografia, la più antica di tutte (in realtà due diverse Vitae e un tractatus) fu composta da un altro francescano, che conobbe personalmente il santo: Tommaso da Celano, che venne incaricato di scrivere la biografia di Francesco direttamente da Gregorio IX e fu l’autore di due diverse redazioni (la Vita prima S. Francisci e la Vita secunda).