Il soldo

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Una delle monete più comuni per tutto il Medioevo fu il soldo, moneta d’argento emessa per la prima volta nel dodicesimo secolo dall’imperatore Enrico VI a Milano. Il suo nome deriva da solidus, (solidus nummus, cioè fatto tutto dello stesso materiale), moneta tardo romana o bizantina introdotta da Costantino I e usata in tutto l’Impero Romano d’Oriente fino al X secolo in sostituzione dell’aureo. Il soldo è anche alla base di altre denominazioni monetarie come lo scellino o il francese “sou”. Etimologicamente, il soldo è importante perché col tempo è quasi passato a indicare il denaro per antonomasia, e infatti si diceva che mercenari e militari prezzolati venivano “assoldati”; ancora oggi la paga del soldato tedesco si chiama “Sold”. Il soldo fuori dall’Italia si era già diffuso con la monetazione carolingia: nel sistema istituito da Carlo Magno, infatti, il denaro era la dodicesima parte proprio del soldo, che a suo volta era pari a un ventesimo della lira. Il soldo in quanto conio fiorì nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, soprattutto (ma non solo) tra le Repubbliche marinare. Venne coniato a Genova e a Venezia, a partire da Francesco Dandolo. In particolare nella città lagunare il soldo rimase per secoli una moneta di grande importanza, tanto che ancora nel diciannovesimo secolo, sotto la dominazione austriaca, venivano coniati soldi, anche se ormai erano realizzati in rame (destino che toccò anche al soldo fiorentino dopo il conio in biglione, lega di argento e rame) e pesavano poco più di tre grammi. Con Napoleone e la sua riforma monetaria il soldo divenne pari a cinque centesimi; come nella monetazione carolingia, venti soldi equivalevano a una lira. Fino a pochissimi anni fa il “soldo” era il nome colloquiale con cui venivano indicate anche in Italia le monete comuni da cinque centesimi.