La storiografia greca

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I saggi storici del passato erano ben diversi dai nostri. Quanto oggi siamo abituati a trattazioni tutto sommato asettiche, ricchissime di documentazione ottenuta con un gran lavoro di cura delle fonti, nel passato esistevano altre istanze che avevano il predominio sulla correttezza e la neutralità nell’esposizione dei fatti. La storiografia greca risale a parecchi secoli prima di Cristo e raggiunse il culmine del suo primo periodo con Erodoto di Alicarnasso, che con le sue Storie è considerato il padre del racconto della storia, al di là della logografia (cioè la prima trattazione storica in prosa). Erodoto non escluse il mito e spesso si trovò a sua volta a indulgere in tradizioni e notizie stravaganti, ma il suo metodo di indagine fu davvero nuovo per l’epoca e, soprattutto, di rivendicata imparzialità e attenzione alle fonti, divise tra affidabili e non affidabili. Lee Storie narrano le guerre tra l’impero persiano e le città greche nel quinto secolo avanti Cristo e sono divise in nove libri, uno per ciascuna musa, anche se in realtà questo tipo di ripartizione è posteriore alla morte di Erodoto stesso. L’altro grande padre della storiografia in Grecia fu Tucidide, autore di nuove Storie e soprattutto del racconto della guerra del Peloponneso tra 431 e 411 avanti Cristo, con un lavoro sulle fonti documentarie molto avanti per i suoi tempi. A partire da questi due grandi nomi, la storiografia greca continuò nei secoli precedenti con Senofonte (oltre alle sue Elleniche, anche l’Anabasi e la Ciropedia, biografia romanzata di Ciro il Grande) e Teopompo (Storie filippiche, le prime vere monografie storiche), mentre in età ellenistica ebbe una sorta di arretramento in favore di trattazioni più affini alla tragedia e al racconto agiografiche delle imprese di Alessandro il Grande, miranti più che a una imparziale ricostruzione dei fatti a commuovere o suscitare meraviglia nel lettore.