In piscina: la virata

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Uno dei movimenti più importanti da padroneggiare in piscina se si vuole massimizzare la spinta e la velocità in una gara o nella semplice pratica amatoriale è la virata. Si tratta del movimento, che può essere una capriola o mezza capriola, compiuto al momento di finire la vasca, che permette di toccare il bordo della piscina con i piedi e quindi esercitare una notevole propulsione nel cambio di direzione. Ogni stile del nuoto ha le sue particolari regole per la virata. A farfalla è necessario toccare prima il muro con entrambe le mani, poi inclinarsi al massimo di 90° al piano dell´acqua raggruppando le gambe e spingersi senza spostare le mani da davanti alla testa. Molto simile quella della rana, con in più la possibilità di trazione, ovvero una bracciata concessa da davanti al capo fino alle cosce, una gambata a rana e una gambata a delfino. Nel dorso, da alcuni anni è possibile per gli atleti girarsi immediatamente prima di toccare il muro in posizione prona, e da qui – senza però effettuare né bracciate né gambate – effettuare una virata con capriola in avanti. Piuttosto complicata è poi la gestione delle diverse virate nei misti, con delle manovre che diventano quasi sempre degli “ibridi” tra uno stile e l´altro (delfino-dorso, delfino-rana, rana-stile libero). Attenzione, perché una virata non eseguita correttamente nei modi stabiliti dalla Federazione Italiana Nuoto può portare alla squalifica dalla gara, ad esempio se l´atleta si appoggia al frangiflutti o al bordo della vasca. In inglese la virata è definita “tumble turn” ed è una tecnica che ha la sua origine in uno dei più celebri allenatori della storia del nuovo, Tex Robertson dell´University of Texas, che la mise a punto mentre allenava l´atleta Adolph Kiefer per le Olimpiadi del 1936.