In piscina – La rana

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Considerato spesso erroneamente come lo stile «di riposo» del nuoto, la rana rivaleggia in realtà con delfino/farfalla in quanto a difficoltà: la sua esecuzione infatti prevede una perfetta armonia di movimenti, per non sprecare inutilmente energie e far sì che ogni gambata o bracciata contribuisca alla propulsione del corpo del nuotatore nell´acqua. Lo stile della rana prende il suo nome dall’omonimo animale, e consiste nel movimento in avanti della braccia a formare un piccolo cerchio o cuore per generare la propulsione, con un movimento simmetrico e i palmi delle mani rivolti verso l’esterno, con il capo fuori dall´acqua per effettuare la respirazione; in contemporanea o subito dopo, c’è la gambata da farsi con entrambe le gambe, simmetricamente, a martello. La nuotata tecnica, propria degli agonisti, è molto diversa perché prevede grande forza sia di gambe che di braccia (in una proporzione di circa 70% e 30%, molto diversamente dagli altri stili come il crawl) e uno «scavo» più in profondità dell’acqua, in modo da generare maggiore velocità; visivamente, la rana elementare e quella agonistica sono molto diverse. La rana consente, nella sua forma base, di tenere gli occhi fuori dall´acqua per la maggior parte del tempo ed è quindi particolarmente indicata per le operazioni di salvataggio; è in assoluto il colpo più lento negli stili di nuoto ed è considerato anche il più antico. I più veloci ranisti sono in grado di coprire circa un metro e mezzo al secondo, ma questo ritmo è molto difficile da raggiungere se non si coordina alla perfezione la propulsione delle braccia con quella delle gambe: anche il più piccolo errore di coordinazione può aumentare di molto i tempi necessari. Le distanze classiche da gara per la rana sono i 25, 50, 100 e 200 metri, più la propria batteria all’interno dei 100, 200, 400 misti e la staffetta 4×100 misti.