Il crawl, lo stile principe

1168
626 0 3

In Italia lo chiamiamo spesso «stile libero», ma è una definizione non corretta, in quanto nelle gare a stile libero la scelta dello stile è a discrezione dell´atleta; per la quasi totalità dei nuotatori, è proprio il crawl quello che garantisce maggiore velocità al minor costo energetico. Le gare di crawl, soprattutto i 50 metri, sono le più veloci nel nuoto moderno e quelle per cui è necessario avere fisici particolarmente esplosivi.Secondo alcune ricerche, era già praticato dagli antichi, che poi lo sostituirono con la più lenta e meno faticosa rana. Il crawl odierno è invece l´evoluzione di uno stile denominato «double-arm-stroke».I movimenti del crawl sono divisi in bracciate alternate, con torsioni del busto e testa tenuta sott´acqua tranne durante la fase di respirazione, effettuata invece con una torsione del collo. Il crawl relativamente alle braccia si articola in quattro fasi: l´appoggio o presa, quando la mano entra in acqua con le dita ad angolo acuto, la trazione, prima fase di propulsione, la spinta – dove si conclude la bracciata e ci si assicura che l´acqua «presa» nella fase precedente non sia sprecata, e il recupero, col braccio in posizione flessa e il gomito alto. Il tutto va effettuato in armonia col caratteristico «rollio», che rende fluido il movimento e diminuisce la resistenza dell´acqua. Altrettanto importante nel crawl è la gambata, con due fasi, ascendente e discendente. Il colpo deve essere effettuato «a pennello», articolandolo all´altezza del ginocchio. Di norma il numero di gambate in gare è da 6 a 10 per ciclo di bracciata, ma diventano molte meno nelle gare di mezzofondo. La coordinazione tra gambe e braccia deve essere perfetta per arrivare alla giusta scioltezza di movimenti. La respirazione può essere effettuata sia a destra che a sinistra, anche se nel nuoto agonistico si privilegia l´espirazione esplosiva al termine della fase di spinta.