Henri Cartier-Bresson

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«Momento decisivo»: queste due semplici parole contengono gran parte della filosofia che ha reso il fotografo francese Henri Cartier-Bresson uno dei più grandi maestri dell´arte. Vissuto tra il 1908 e il 2004, la sua carriera coincide con quella del ventesimo secolo, il secolo in cui la fotografia artistica trascende il suo ruolo iniziale di mera imitazione della pittura per diventare qualcosa di diverso, un istante irripetibile e unico della vita colto per essere conservato per sempre. Un altro grandissimo fotografo, Richard Avedon, lo definì “il Tolstoj della fotografia” per la sua capacità di raccontare un avvenimento o un´emozione distillandone il momento più rappresentativo. Questo amore per l´istante di vita immortalato era capace di trascendere la tecnica stessa della fotografia, tanto che Cartier-Bresson negli ultimi anni della sua vita abbandonò la macchina per dedicarsi al suo amore giovanile, la pittura.Considerato il massimo esponente del fotogiornalismo e del reportage, oltre che impareggiabile ritrattista (immortalò Camus, Gandhi, Marylin Monroe, Nixon, Ezra Pound, Coco Chanel, Truman Capote e tantissimi altri) artecipò alla Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, venne imprigionato e fotografò la liberazione di Parigi; addirittura venne creduto morto e il MoMa di New York nel 1946 pensò di organizzargli una retrospettiva postuma. Negli anni successivi fondò insieme a Robert Capa e altri grandi fotografi l´Agenzia Magnum, per la quale compì numerosissimi viaggi in giro per il mondo, soprattutto in Asia (Cina, Bali, la Russia) ma anche in Italia, come testimonia il suo memorabile viaggio per Vogue in Sardegna nel 1962. Il successo iconico delle opere di Henri Cartier-Bresson è stato tale che dalla sua morte la Fondazione che porta il suo nome non autorizza più alcuna stampa di sue fotografie, per evitare gli sfruttamenti commerciali a cui purtroppo molti altri geni dell´arte fotografica hanno dovuto pagare inconsapevole pegno.