Libellistica inglese

852
1193 0 La libellistica inglese

Uno dei filoni più fecondi della storia letteraria per quanto riguarda i saggi politici è quello della libellistica inglese, che prese le mosse dal genere, inventato nel diciottesimo secolo in Francia, e ne fece la punta di diamante dello spirito satirico britannico. Gran parte della fortuna della libellistica anglosassone va ricercata nella fondazione, nel 1714 dello Scriblerus Club, che oltre a Jonathan Swift – il massimo esponente di questo genere – e ad Alexander Pope includeva John Gay, John Arbuthnot, Henry St. John e Thomas Parnell. Swift, l’autore dei Viaggi di Gulliver (di per sé già una violenta satira sociale e della natura umana), fu il più prolifico e audace tra i libellisti inglesi. A partire dalla Favola della botte, dove venivano prese di mira le diverse confessioni cristiane, Swift elaborò brevi saggi e pamphlet sempre più taglienti, come Una modesta proposta, dove sarcasticamente suggeriva di usare i bambini poveri irlandesi come cibo per ricchi, con tanto di ricette per cucinarli al meglio. Fra le ultime opere vanno ricordate anche le Istruzioni alla servitù, comparse postume, una sorta di manuale alla rovescia sui doveri del buon servitore. Anche il grande poeta Alexander Pope, l’autore de Il ricciolo rapito, poema eroicomico sulla lite tra Arabella Fermor e Lord Petre, compose libelli e pamphlet di carattere polemico e satirico, come l’Epistola al Dottor Arbuthnot, in distico eroico. Tra gli altri grandi autori di satira politica del Settecento inglese va ricordato anche Daniel Defoe, l’autore di Robinson Crusoe, come il saggio La via più breve per i dissenzienti, che gli costò l’arresto e la gogna. L’erede della saggistica politica satirica inglese può essere considerato George Orwell, che soprattutto con La fattoria degli animali (senza contare i suoi saggi politici, da Letteratura e tolitarismo a Un’impiccagione).