Biografie classiche fino al Seicento

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Il genere della biografia, ovvero il racconto della vita di un personaggio, ha le sue radici nella letteratura greca di periodo ellenistico. Tra i primi biografi della storia ci fu Plutarco, che scrisse nell’80 dopo Cristo le sue Vite parallele. In quest’opera, l’autore riunisce una serie di biografie di uomini celebri mettendoli in coppia, in modo da mostrare vizi o virtù morali comuni ad ambedue. Si tratta in totale di ventitré coppie di biografie: Teseo e Romolo, Pericle e Quinto Fabio Massimo, Alessandro e Giulio Cesare e così via.Al genere biografico si possono ascrivere anche le Vitae Imperatorum di Cornelio Nepote, oltre alla vite dei dodici Cesari narrate da SvetonioIn epoca medievale, il genere biografico cominciò a spostarsi verso altre figure, visto che gli autori divennero eremiti, monaci e sacerdoti: padri della Chiesa, martiri e papi divennero il soggetto di molte biografie a metà tra la narrazione della vita e l’agiografia pura e semplice, con la conversione alla cristianità come obiettivo. Parallelamente, nell’Islam si erano diffuse le biografie dedicate a Maometto, ai profeti e ai loro compagni, come Le classi principali di Ibn Sa’d al-Baghdadi.Nel tardo Medioevo i soggetti di molte biografie erano ore re, cavalieri e tiranni, con opere come Le Morte d’Arthur di Sir Thomas Malory sulle vicende arturiane e dei cavalieri della Tavola Rotonda.In Italia, una delle biografie più importanti fu senz’altro la raccolta Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti di Giorgio Vasari, indicate semplicemente come Vite, nel 1550.Come per tutti i generi letterari, l’invenzione della stampa e la diffusione dei libri che arrivavano dalle tipografie contribuì notevolmente alla diffusione delle biografie: fuori dal nostro Paese, da ricordare quella di William Roper su Tommaso Moro e quella di George Cavendish su Thomas Wolsey.