Storia del parkour

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Il parkour ha una storia molto più antica di quanto comunemente si pensi. Le sue radici risalgono alle teorie di un ufficiale navale francese, Georges Hébert, che prima della Prima guerra mondiale era un accanito sostenitore della necessità dell’allenamento basato sui movimenti delle tribù indigene che aveva visto in Africa. Era rimasto affascinato dai loro colpi agili e flessibili, resistenti e robusti ma sviluppati senza alcun altro addestramento che quello che la stessa natura intorno a loro poteva offrire.Le sue operazioni di salvataggio durante l’eruzione del Mount Pelée nel 1902 in Martinica non fecero altro che rafforzare la sua idea che altruismo e coraggio dovessero combinarsi con le capacità atletiche. Così Hébert, divenuto insegnante di educazione fisica in una scuola di Reims, creò un metodo naturale composto da dieci gruppi fondamentali: la camminata, la corsa, il salto, il movimento quadrupede, la scalata, il bilanciamento, il lancio, il sollevamento, l’autodifesa, il nuoto. Hébert fu quindi, grazie al successo delle sue idee, il nome principale dietro all’adozione dei “parcour”, o percorsi a ostacoli, nell’addestramento militare. Anni dopo il franco-vietnamita Raymond Belle, che si trovò in un orfanotrofio militare a soli sette anni dopo la prima guerra d’Indocina, cominciò ad addestrarsi da solo per sopravvivere. Iniziò usando il percorso a ostacoli militare in segreto ma anche creando percorsi personali per mettere alla prova la sua forza, la sua resistenza e la sua flessibilità. Tornato in Francia, insegnò al figlio David, nato nel 1973, i suoi principi. David Belle, che aveva sperimentato rimanendo deluso l’atletica e la ginnastica, in seguito ad alcune conversazioni col padre perfezionò ulteriormente queste idee ancora acerbe. Cominciò ad allenarsi duramente, coinvolgendo altre persone nella disciplina, e creò di fatto il parkour come lo conosciamo oggi e di cui è ancora il massimo esponente.