Sport estremi – Il parapendio

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Librarsi nell´aria liberamente, con un mezzo al tempo stesso sicuro, leggero e semplicissimo: è questo il sogno dei praticanti di parapendio, che non è raro scorgere a volo libero nel cielo accompagnati dai colori sgargianti dei loro paracadute. L´ala, chiamata dai parapendisti “vela”, è ciò che consente di volare tramite i freni, che vengono manovrati per direzionare il parapendio e regolarne la velocità. Si tratta di un tessuto professionale e resistentissimo, non rigido (la forma caratteristica “a volta” è tenuta dalla pressione interna, grazie al flusso dell´aria sulle bocche anteriori della vela) e composto da una serie di cellule, i “cassoni” traforati che gonfiano la vela stessa e ne garantiscono l´uniformità. Il cavo funicolare, o cordino, è la struttura che lega l´ala all´imbrago o selletta, ed è costituo da una serie di cordini in materiali come il kevlar fissati tramite moschettone alla sella, a cui il pilota è legato tramite due cosciali e un pettorale. C´è sempre un paracudte di emergenza e la selletta è imbottita per evitare danni causati dall´urto durante un atterraggio troppo violento. Con lo “speed” o acceleratore, infine, si può modificare (azionandola con i piedi) l´inclinazione dell´ala per variare la velocità. Momento fondamentale è il decollo, da effettuarsi su un pendio inclinato e tramite due diverse tecniche: all´italiana, dando le spalle alla vela, e alla francese, con fronte vela. Bisogna sempre fare molta attenzione alle condizioni meteorologiche e alla forza del vento nel momento in cui si effettua il volo. Critica naturalmente anche la fase dell´atterraggio, da effettuarsi conoscendo bene il luogo in cui si intende atterrare e operando una fase di avvicinamento, scegliendo il tipo di atterraggio (attacco a 8 e attacco a C) e concludendo con il vento frontale. Tra le altre tecniche in volo, le “orecchie” per uscire dalle turbolenze, il 360, il Wingover, lo stallo di B.