Come si intuisce dalla parola stessa, la preda principale del carpfishing è appunto la carpa, insieme ad altri grossi pesci della stessa famiglia e con abitudini alimentari simili. La difficoltà numero uno nella pesca alla carpa è infatti data proprio dalle sue modalità di alimentazione che sono diverse da tutte quelle degli altri pesci: invece di mordere il cibo, infatti, la carpa aspira ed espelle, rendendo così impraticabili le comune esche con ami. In più, il carpfishing è una delle principali discipline della pesca no-kill, che porta alla cattura della preda ma al suo immediato rilascio (dopo la caratteristica foto ricordo). L´aggancio particolare dell´amo sul labbro inferiore dell´animale studiato dai pionieri del carpfishing, Kevin Maddocks e Lennie Middleton, non provoca infatti particolari dolori o danni alla carpa, visto che si tratta di un lembo di carne in prevalenza cartilagineo. Nel carpfishing le battute di caccia possono essere anche molto lunghe, vari giorni se non settimane, quindi si pratica solitamente con una tenda e attrezzature da campeggio, elemento irrinunciabile di questa particolare tecnica. Il carpfishing si propone quindi il massimo rispetto del pesce pescato e dell´ambiente, e anche tutte le varie operazioni di cattura – l´utilizzo del guadino e poi del materassino imbottito di materiali morbidi, la slamatura, la pesatura e la fotografia – avvengono in pochissimi minuti, cercando di non causare stress al pesce e con una costante osservazione del suo stato di salute. Le esche per il carpfishing sono soprattutto il mais e le boilies, particolari inneschi sferici formati da svariati tipi di farine impastati con uova e bolliti o cotti al vapore. Il carpfishing è un fenomeno in forte espansione anche in Italia, ed esistono numerosi laghi e fiumi ricchi di carpe e altri ciprinidi in cui viene praticato esclusivamente questo tipo di pesca, e numerose sono le aziende che si dedicano a sviluppare attrezzatura per la disciplina.
