Miti del passato: Niki Lauda

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«Il computer»: così veniva definito, quando gareggiava, il viennese Niki Lauda, ricco figlio di banchieri e tre volte campione del mondo di Formula 1, con 25 Gran Premi vinti e 24 pole position ottenuti con March, BRM, Ferrari, Brabham e McLaren. Lauda era infatti un pilota diverso da tutti gli altri, e la sua rivalità con James Hunt, suo opposto in tutto e per tutto eppure grande amico, è stata tanto leggendaria da ispirare il fortunato «Rush» diretto da Ron Howard. Perché “il computer”? Perché il suo stile di guida era poco appariscente, preciso, eppure incredibilmente efficace: non aveva la guida spericolata di tanti campioni del passato – e anche per questo non fu mai troppo amato dai tifosi della Ferrari, che gli preferirono sempre personalità più esuberanti come Gilles Villeneuve – ma conosceva il mezzo che guidava alla perfezione, fino al più microscopico difetto. Lauda “sentiva” la macchina come nessun altro, capiva i punti dove c’era da migliorare e indicava agli ingegneri dove intervenire per limare ogni dettaglio. I ferraristi non gli perdonarono mai il “tradimento” del Gran Premio del Giappone, ultimo del campionato del mondo del 1976, quando si ritirò per la pioggia battente, ritenendo le condizioni troppo pericolose per guidare e consegnando di fatto la vittoria del campionato al rivale Hunt. Eppure Lauda era capace di coraggio straordinario, come dimostrò il suo rientro in pista a soli 42 giorni dal pauroso incidente sul Nürburgring, nel Gran Premio di Germania, che lo lasciò per sempre sfigurato. Dopo aver abbandonato le corse, Lauda si interessò soprattutto all’aviazione civile, fondando una compagnia aerea, la Lauda Air, e poi la Niki, dove egli stesso vola di tanto in tanto come capitano. Attualmente Lauda è uno dei consiglieri del team Mercedes in Formula 1 ed è stato uno degli artefici della firma per tre anni di Lewis Hamilton.