Per miniature si intendono piccoli dipinti utilizzati per decorare le lettere iniziali di un manoscritto; il termine miniatura deriva dal latino ‘minium’, un minerale rosso utilizzato per ottenere la colorazione per creare le miniature. Le miniature si sono diffuse a partire dal XIV secolo anche in Francia e Inghilterra, dove venivano definite illumination ed enluminure. Le prime miniature sono state reperite nell’Antico Egitto, più specificatamente su papiri arrotolati; la funzione delle miniature era, all’epoca, principalmente decorativa, e le illustrazioni non erano altro che figure che interrompevano le colonne di testo. Successivamente, la diffusione della pergamena comportò l’utilizzo di pagine intere dedicate a disegni e figure; ma è senza dubbio durante il periodo medievale che iniziò a crescere costantemente l’interesse nei confronti delle miniature. Accanto alla figura del monaco amanuense si sviluppò quella del miniatore, che coadiuvava lo scrittore decorando le pagine dei libri; è pertanto con la Chiesa che si sviluppò sempre maggior interesse nei confronti delle arti figurative. Durante il Cristianesimo infatti si ebbe una progressiva perdita di interesse nei confronti della realtà terrena, privilegiando quella trascendente: pertanto, è possibile solo attraverso le arti figurative rappresentare lo spirito della religione. Nella maggior parte dei casi la miniatura viene apposta al capolettera dai copisti e scrivani anche se talvolta è possibile trovarla in mezzo al testo, pur non avendo alcuna connessione con esso; la miniatura può infatti trovarsi inserita in margine al testo o tra due capitoli o paragrafi. Le miniature vengono generalmente realizzate con la tempera che aderisce alle pareti del supporto su cui deve essere disegnata; è possibile utilizzare un pigmento o una lacca, al fine di fissare il colore della miniatura. Talvolta viene utilizzata la tecnica cosiddetta della ‘lavatura d’inchiostro’, al fine di creare delle ombre e donare profondità alla miniatura.
