La respirazione sott’acqua

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Nella pesca subacquea in apnea è assolutamente fondamentale saper regolare la propria respirazione in modo da rimanere senza pericolo sotto la superficie per il maggior tempo possibile, raggiungendo anche notevoli profondità. L’importante anche in questi casi è di conoscere i propri limiti e non tentare mai di strafare, infilandosi in situazioni molto pericolose che possono anche essere mortali. La prima regola per una buona apnea (e non solo) è naturalmente quella di essere dei buoni nuotatori, e di non smettere mai di praticare e migliorare il proprio stile in piscina. Oltre al miglioramento della capacità polmonare, una maggiore acquaticità è infatti una preziosissima alleata per ottimizzare i periodi di tempo passati sott’acqua, consentendo nuotate più sicure e meno dispersive sia di energie che di fiato. È bene però ricordarsi sempre che le condizioni “ideali” di una piscina sono ben diverse da quelle del mare, e che quindi i due o tre minuti che siete in grado di far registrare in corsia non corrispondono certo allo stesso tempo in un contesto con onde, correnti, acqua più fredda e anche la tensione psicologica. L’iperventilazione volontaria, da sempre insegnata da molti come mezzo per migliorare le proprie performance, riduce in effetti la “fame d’aria” ma può essere estremamente pericolosa perché se il nostro cervello non si rende conto della necessità d’aria si può arrivare alla fatale ipossia. È bene anche ricordare che riempire completamente i polmoni d’aria crea una certa fatica nell’immersione, a causa della pressione, ed è quindi necessario sgonfiarli un po’ per impedire al corpo di risalire immediatamente. Ancora, attenzione al dolore ai timpani, causato dalla differenza di pressione che “schiaccia” all’interno dell’orecchio la membrana timpanica; in questi casi è necessario ricorrere alla pratica della compensazione, tenendo il naso chiuso con le dita e soffiando leggermente (oppure deglutendo).