La città ideale di Leonardo da Vinci

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Tipico dell’Umanesimo e del Rinascimento, il problema della città ideale – disceso dagli studi sulla perfezione neoplatonica, le opere di Leon Battista Alberti, le intuizioni del Filarete che progettò Sforzinda – affascinò anche Leonardo da Vinci verso gli anni Ottanta del Quattrocento. Oggi un plastico urbanistico della città ideale leonardesca, costruito negli anni 1955 e 1956 da Mario Alberto Soldatini, si trova al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, dedicato proprio al grande genio toscano. Ricavato da una serie di disegni raccolti nel Manoscritto B dell’Institut de France, il plastico è frutto tanto dell’estro di Soldatini quanto delle indicazioni di Leonardo, che in verità non progettò mai una città ideale propriamente detta. Nel plastico si trovano palazzi con portici, rampe, canali, tracciati viari su due livelli, gallerie. I progetti leonardeschi in campo urbanistico non possono essere perfettamente “adattati” su Milano soprattutto per la mancanza di un grande corso d’acqua; forse è Vigevano la città scelta come modello per le sue teorizzazioni all’avanguardia, anche perché il castello sforzesco della città ha una scuderia, la terza, in tre navate, che ha molti punti di contatto con un disegno per una “scuderia ideale”da parte dello stesso Leonardo. Nei profetti di Leonardo, riportati dal plastico di Soldatini, c’è un “canale maggiore” con conca con un sistema di chiuse per permettere il traffico fluviale come quelle della Martesana a Milano. Stupiscono anche i due livelli per il sistema viario, quello superiore riservato a li gentili uomini”, mentre quello più basso serve per i carri e “uso e comodità del popolo”. Infine le vie sotterranee, che servono per vuotare gli scarichi dei bagni e delle stalle. È infatti quello dell’igiene un problema a cui Leonardo da Vinci dedica grande attenzione, memore com’è della peste di Milano del 1484.