Immersioni in apnea

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L’immersione in apnea agonistica, o freediving, è oggi divisa in diverse discipline: l’apnea statica, l’apnea dinamica e soprattutto l’apnea profonda, quella legata ai grandi record dei più famosi apneisti della storia, da Maiorca a Mayol fino a Pellizzari e Genoni. Nell’apnea profonda a loro volta si distinguono le immersioni in assetto costante, per le quali si può contare solo sulle proprie forze per discendere alla più bassa quota costante; non c’è zavorra e si usano solo le pinne, e durante la risalita non si può toccare il cavo guida; l’apnea in assetto variabile regolamentato prevede invece una slitta zavorrata che può arrivare al massimo ai 30 chili, ed è permesso l’aiuto del cavo guida in risalita; e l’apnea in assetto variabile assoluto, quella che permette di raggiungere la maggiore profondità (va da sé, anche la più pericolosa) che non pone limiti al peso della zavorra e prevede galleggianti e palloni per la risalita. L’apnea ha una storia molto antica (già gli antichi Romani avevano dei subacquei in apnea, gli urinatores, che recuperavano oggetti di valore sul fondo del Tirreno; ancora prima i Greci pescavano spugne arrivando anche fino a 30 metri di profondità, trattenendo il respiro per oltre cinque minuti) ed è tuttora parte integrante di moltissime culture costiere, che ne fanno uso abitualmente per le pratiche di pesca. Il record assoluto spetta oggi all’austriaco Herbert Nitsch, che detiene il record del mondo per tutte le otto discipline di immersione in apnea che l’AIDA International riconosce e ha raggiunto al largo di Santorini la profondità di -253,2 metri. L’apnea professionistica, per il pericolo che rappresenta nei confronti dell’organismo umano, è sempre praticata con il supporto di team di medici ed esperti e barche d’appoggio.