La scheda del telefono, tranne rari casi, è ormai un oggetto del passato. Torna utile quasi solo all’estero, quando le tariffe di roaming ci scoraggiano dall’usare i nostri smartphone per effettuare le nostre telefonate; altrimenti, nella civiltà del telefonino c’è ormai ben poco da fare per le malinconiche cabine telefoniche agli angoli delle strade.Questo però non scoraggia molti appassionati dal praticare un collezionismo nato negli anni Ottanta, quello delle schede telefoniche. Diffuse intorno al 1976 per ovviare alla scarsità di spiccioli e gettoni necessari per le cabine, le schede del telefono dapprima possono essere utilizzate soltanto all’interno di apparecchi distribuiti in luoghi di grande afflusso come le stazioni e gli aeroporti, ma dopo poco, per la loro comodità – possono contenere infatti una quantità di denaro pari a molti spiccioli nello spessore di una carta di credito – si diffondono a macchia d´olio in tutto il mondo. Parallelamente, cominciano a venire usate per messaggi promozionali e anche socio-culturali, come le serie dedicate ai monumenti d’Italia o a personaggi celebri del passato.Addirittura, nel 1994 l’allora Sip istituì un apposito reparto dedicato al collezionismo di schede, che di solito si dividono in ordinarie, pubblicitarie, tematiche e speciali: le ultime tre, a tiratura minore, sono naturalmente le più ambite. Naturalmente, pezzi di rilievo sono quelli emessi da piccoli Stati o in occasione di eventi particolari; in Italia ad esempio sono ambite quelle di San Marino e del Vaticano.Il collezionismo di schede è sofisticato e si basa su parametri come il taglio, la tiratura, le aziende di produzione, le varietà sull’Ocr. È necessario munirsi di un catalogo, come il Cacace Cecconi, per valutare la quotazione della propria raccolta, a cui spesso si affianca quella dei «folder», i cartoncini pieghevoli che custodivano le telecarte e che col tempo sono diventati anch’essi pezzi decoratissimi e ricchi di varietà.
