I drive SSD

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“SSD” sta per solid-state drive, drive allo stato solido, ed è l´acronimo che da qualche anno imperversa per lo storage dei dati. Si tratta in sostanza di un dispositivo di memoria di massa che utilizza una memoria flash (le cosiddette NAND) per l´archiviazione dei dati: in questo modo si ha tutta la capienza di un hard disk tradizionale senza però l´uso obbligato di quegli elementi meccanici (come motore, piatti e testine) che col tempo può usurarsi e portare alla perdita irreversibile dei dati, oltre ad essere poco trasportabile.A dire il vero, il termine «disco a stato solido» è improprio: non esiste infatti all´interno di un´unità SSD alcun tipo di disco. Non avendo parti mobili, la rumorosità dell´apparecchio è praticamente nulla. Il tasso di rottura oscilla tra lo 0,5% e il 3%, a fronte del 10% degli hard disk tradizionali. Inoltre, gli SSD consumano molto poco e hanno tempi di accesso e archiviazione estremamente ridotti, nell´ordine delle 50 volte minore dei dischi magnetici. Inoltre non c´è necessità di deframmentare il disco. Per chiudere in bellezza, gli SSD sono anche molto resistenti agli urti e producono pochissimo calore.Naturalmente questo incremento di tecnologia in qualche modo si paga. Prima di tutto, con denaro contante: il prezzo a gigabyte varia attualmente dai 50 centesimi all´euro, mentre ormai un hard disk esterno tradizionale da 2.000 GB (2 TB) costa meno di cento euro. Inoltre, almeno al momento, la durata della vita di un´unità SSD è inferiore, visto che le memorie flash hanno un limite di riscritture.La connessione di un´unità SSD può avvenire con una normale interfaccia SATA2 (a 3 Gb/s) o SATA3 (6 Gb/S), ma non mancano SSD in grado di utilizzare interfacce PATA e PCI Express, con un trasferimento che può arrivare ai 20 Gb/S.