Elettronica – gli hard disk esterni

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Quando si parla di computer e dati, lo spazio non è mai abbastanza: con l´avvento dei video (e dell´audio) ad alta definizione, con i “rip” di un blu-ray che possono tranquillamente raggiungere i 20 gigabyte, i tradizionali hard disk montati sui nostri computer vengono riempiti in fretta. In più, in un Paese come l´Italia dove le connessioni Internet sono poco performanti soprattutto in upload, ci si può affidare a servizi di cloud computing come Dropbox, Google Drive e similari soltanto per documenti di dimensioni non eccessive, a meno di non avere la fortuna di disporre della fibra ottica. Per questo motivo è consuetudine appoggiarsi agli hard disk esterni, periferiche che sono normali dischi rigidi chiuse in case dotati di porte di connessione. Rispetto al disco rigido del computer, l´utente si può avvantaggiare della maggiore mobilità, della possibilità di fare un backup dei suoi dati e di usarlo come disco di avvio del sistema operativo in caso di emergenza. I più performanti (e portatili, sia come dimensioni che per l´assenza di un disco fisico in rotazione) sono gli hard disk esterni a stato solido, memorie flash ad alta capienza (non però ancora paragonabili agli hard disk tradizionali, peraltro molto più economici). Caso a sé fanno i NAS, network attached storage, dispositivi collegati a una rete per condividere tra più utenti (o tra più device) una memoria di massa in genere molto capiente, costituita da un certo numero di dischi rigidi, più simili a computer con alta capienza e attrezzati per comunicare via rete che a un normale disco rigido esterno. Infine ci sono gli hard disk esterni multimediali, che oltre alle consuete porte (come le USB 2.0 e 3.0) per comunicare con il computer hanno uscite particolari, come la HDMI, per poter “sfruttare” direttamente i dati in esso contenuti, magari trasmettendo su una televisione.